Gesù difendeva le donne, non si difendeva dalle donne.
Non è facile prenderne coscienza, per alcune ci vogliono anni, per altre le resistenze sono talmente forti da non riuscire a superarle mai, eppure per molte di noi c’è stato quel momento – preciso o esteso – nel quale abbiamo iniziato a vedere con occhi nuovi il rapporto con il parroco, il confessore, il rettore della scuola in cui insegniamo e le cose si sono fatte finalmente chiare. Quel rapporto così costruttivo e profondo nel momento in cui mettevamo in opera i loro progetti, è diventato freddo, teso e anche ostruttivo quando si è trattato di proporne di nostri. Soprattutto se riguardano la crescita e l’autonomia della donne nella Chiesa.
Fa male.
Vorrei dirlo con chiarezza, ferisce. Ferisce perché si scopre che la reciprocità nella quale si credeva non era tale, che la collaborazione e perfino l’amicizia erano subordinate a una precisa gerarchia e a una ancor più precisa legge mai esplicitata: non mettere mai in discussione la mia autorità.
Così ci si ritrova ad essere trattate come potenzialmente pericolose da sacerdoti e religiosi con i quali si è sempre collaborato, a trovarsi chiuse le porte in faccia e a diventare improvvisamente invisibili.
Cosa abbiamo di così spaventoso noi donne quando alziamo la testa? Cosa ci rende così ostiche e fastidiose? Dev’essere qualcosa di molto profondo se riesce a spezzare anche legami fiduciari e di collaborazione lunghi decenni e, di solito, nonostante la delusione venga sperimentata soprattutto dalla donna è il sacerdote a viverlo come un tradimento, un venire meno a un patto di sottomissione implicito ed eterno.
Guai a chiedere qualcosa per sé, guai a mettere in campo la propria soggettività.
Accade così che anche cercare una sala per riunire un gruppo di donne diventa un’odissea, che amici religiosi che potrebbero facilmente dare una mano si dileguino per paura di essere coinvolti in chissà quale pericoloso disegno eversivo. Che il silenzio diventi vuoto e il vuoto diventi ostruzionismo. E il tutto senza mai affrontare il nodo della questione che è uno ed è semplice: le donne vi spaventano, le donne vi terrorizzano cari amici, le vivete come schegge impazzite di una mina che temete possa scoppiarvi troppo vicino e magari toccarvi.
Gesù si faceva toccare dalle donne, Gesù le difendeva e le lasciava entrare (Lc7,36-39).
Leggetevi nel cuore amici cari e apriteci le porte, perché verrà il giorno in cui non vi chiederemo più di entrare e allora i vostri meravigliosi saloni resteranno vuoti, le vostre parole risuoneranno come un’eco e vi domanderete dove sono finiti quelli a cui il Maestro vi aveva inviato. Eravamo noi. Siamo noi.
E ricordatevi che a tutti il Signore affida una missione: forse a noi ha affidato proprio quella di annunciare il Suo Regno di pace, giustizia e UGUAGLIANZA.
E lo stiamo annunciando anche a voi.
E’ da x secoli cosi e nn si puo’ pretendere che tutto cambi da un momento all’altro. Cominciamo noi donne a essere gentili e disponibili senza essere ossequienti ma determinate. Cominciamo noi a trattare tutti alla pari, a comportarci nn da devote , ma da sorelle.