Testimonianza 7: una ricerca che non si ferma
Sono cresciuta in una famiglia credente, anche se non troppo praticante, ed ho ricevuto la mia educazione scolastica in una scuola religiosa, che mi ha donato molto, le prime figure di riferimento con grande apertura mentale ed intellettuale, metodo, perseveranza. Il percorso spirituale nella mia adolescenza è stato bello e libero, tra il tradizionalismo e la scoperta di nuovi confini, Oriente, laicismo, chiese nate dalla Vaticano II. Tanti libri, tanto dialogo e tanti amici.
Poi sono giunti laurea, matrimonio, 3 figli, lavoro e sono stata presa da tutta la novità e l’impegno di questa fase della vita. Con la prima comunione del mio primo figlio l’antico bisogno di spiritualità ed azione è rispuntato e mi sono avvicinata ad una vita parrocchiale che era un ambiente a me sconosciuto. E come avviene, prima poche e piacevoli incombenze, poi, senza che te ne accorgi, un carico sempre più grande. Ho incontrato un primo sacerdote diocesano, immerso nella pastorale, nelle animazioni, nel pratico, che si mi dava carta bianca su tutto ma chiedendomi sempre maggiore disponibilità, catechismo di comunione e di cresima, animazione liturgica, oratorio, gruppo di catechesi… Sino all’inevitabile frattura, grave. Mi sono ritrovata con il mio bisogno grande di spiritualità che avevo lasciato schiacciare dai bisogni reali della parrocchia, dalle velleità di onnipotenza del sacerdote che erano diventate, senza accorgermi, anche mie. Così, raccolti i cocci, ho seguito ciò che mi chiamava, ho ripreso a frequentare catechesi sparse e ad approfondire in modo più serio la Parola individualmente ed in un gruppo di esegesi biblica, a pregare in modo più diretto e personale, mantenendo solo una piccola attività in Parrocchia. Avviene l’incontro con un altro sacerdote, teologo molto preparato, mente sottile ma intransigente, che per un paio di anni mi ha seguito nella direzione spirituale. Periodo bello, finalmente scavavo, ma col tempo mi mancava il confronto, mi pareva una spiritualità medicalizzata, ”da primario” ed il problema è nato proprio quando ho messo in discussione il metodo, ho chiesto maggior dialogo, non secche e taglienti sentenze che avevano l’effetto di ferire la pelle e di non giungere al cuore. Purtroppo nel sacerdote ha prevalso l’unilateralità ed ha scelto di non seguirmi più. Durissimo. Ho raccolto di nuovo i cocci, ed ho continuato il mio cammino…. E da quella esperienza si sono aperti orizzonti nuovi, non pensati. Una evoluzione nella preghiera, una libertà consapevole, mi sono finalmente iscritta ad un corso di teologia spirituale per mettere ordine e sistematicità nella mia ricerca. Ho incontrato, con la casualità che riesce solo ad un disegno del Signore, un anziano sacerdote con il quale mi confronto e che ora mi è riferimento. In sintesi…..appartengo al mio tempo, sono immersa nella vita ed ho un grande bisogno di Dio. Nella preghiera e nella conoscenza. In entrambe le cose. Molte fasi del mio cammino spirituale hanno avuto luci ed ombre, ma tutto è stato un gran bene proprio per essere qui ora. Certo mi sono confrontata con una chiesa che mi è parsa a tratti sorda e matrigna, incapace di essermi accanto, ma che guardo oggi né con giudizio, né con distacco, certo con la consapevolezza, che viene dall’averlo sperimentato, delle imperfezioni e delle mancanze che si porta.