Testimonianza 20: battezzare o meno i figli, il “nodo” del peccato originale
Non so se questo spazio può essere la cornice per raccontare la mia storia, io vorrei portare più che il passato il punto al quale sono arrivata. Sono una donna di 34 anni ed è da molto tempo che non riesco a chiudere una titubanza: io non so se sia il caso di battezzare i miei figli. Io e mio marito proveniamo da ambienti e famiglie fortemente cattolici, non tradizionalisti si intenda. Ci siamo conosciuti partecipando ad un’associazione che nella nostra città ha aperto la prima bottega del commercio equo e solidale, insomma bravi cristiani e onesti cittadini.
Io personalmente sono da sempre uno spirito un pò più turbolento: mi sono laureata in filosofia con una tesi su Luce Irigaray, esperienza che ha contribuito a dare forma a un’inquietudine antica. In me aspetti di vissuto personale, di riflessione teorica e di slancio valoriale hanno iniziato a saldarsi, fino a focalizzare dei nodi dottrinali e pastorali per me inconcepibili. Ma la chiarezza è arrivata diventando madre: la maternità ha coinciso con il percepire fortissimamente l’intollerabilità dell’idea di peccato originale.
Oltre ad essere un costrutto illogico, per me è profondamente anticristiano. Mi pare faccia del cristianesimo un’alleanza tra l’uomo e Dio per evitare la catastrofe, piuttosto che per valorizzare la dignità dell’essere umano. Non accetto, anche se per formazione me lo spiego in termini di storia del pensiero, che si faccia della finitezza dell’uomo un’occasione di mortificazione, piuttosto che pensare alla libertà come la possibilità di continuare a renderci umani. Ed è stato proprio partorire mia figlia, contribuire a una nascita per la prima volta, che mi ha reso intollerabile l’idea di guardare all’essere umano, all’inizio fortemente limitato, fragile e bisognoso di accudimento, attraverso l’idea di peccato originale.
Adesso il punto per me è che non maturo una posizione semplicemente contraria e di allontanamento dalla Chiesa, ma una tensione a come mi piacerebbe che fosse. Così vado alla ricerca di contributi che alimentano questo mio pensare, non venendo a capo di quanto prende sempre più i contorni di una matassa.
Mi chiedo: ha senso decidere di battezzare i miei figli coltivando il sogno di una Chiesa che, allo stato attuale, sembra sognata, per come mi piacerebbe, da qualche eretico contemporaneo?
E in un tempo in cui qualcuno azzarda a dire eretico il Papa, vi ringrazio per il vostro Manifesto e per questo gruppo, perché, se c’è una cosa che devo alla Chiesa è la convinzione che la religione e la fede siano un fatto di comunità e trovo nella vostra iniziativa una preziosa forma di riflessione condivisa.