Santa Teresa D’Avila: autorevole parola di donna
di Anna Rotundo
Sono sempre di più gli studiosi che si soffermano su un aspetto di Santa Teresa d’Avila ancora poco esplorato,e soprattutto, applicato, nella Chiesa: il suo essere uno dei primi autorevoli esempi di “parola di donna”, il suo anticipare così gli studi delle teologhe sulla presenza delle donne nella Bibbia. Infatti, di fronte all’ennesima riproposizione del divieto paolino fatto alle donne di parlare in assemblea, nel tentativo di ridurre la Santa alla più stretta clausura, lei replicò scrivendo: << Vagli a dire che non stiano solo a una parte della Scrittura, che guardino alle altre e che si possano per caso permettere di legarmi le mani !>> .
Speriamo che, per il bene della Chiesa tutta, le mani legate non le abbiano, per esempio, quelle seppur poche donne che partecipano al Sinodo sui giovani: che anch’esse abbiano facoltà di voto e deliberative. Come Santa Teresa, che aveva ben presente che il suo era un punto di vista femminile: controcorrente alla cultura patriarcale dominante nella quale, ahimè ancora oggi, molte donne si pensano solo come pensate dall’altro, Teresa rivendica quel “partire da sé” nella sua scoperta del centro dell’anima, del “castello interiore”, come residenza di Dio:
<<Signore dell’anima mia, tu, quando pellegrinavi quaggiù sulla terra non disprezzasti le donne, ma anzi le favoristi sempre con molta benevolenza e trovasti in loro tanto amore, persino maggior fede che negli uomini. Nel mondo le onoravi. Possibile che non riusciamo a fare qualcosa di valido per te in pubblico, che non osiamo dire apertamente alcune verità?… Vedo però profilarsi dei tempi in cui non c’è più ragione di sottovalutare animi virtuosi e forti, per il solo fatto che appartengono a delle donne». Santa Teresa d’Avila profeticamente scrisse, nel Cinquecento, queste parole di donna eccezionale, innovando il Carmelo nonostante le dure opposizioni che incontrò, di cui espressione emblematica è il giudizio del nunzio pontificio: “Femmina inquieta,errante, disobbediente e ribelle che, sotto il titolo di devozione, inventava male dottrine, andando fuori di clausura contro l’ordine del concilio tridentino e dei prelati, insegnando come maestra contro quello che san Paolo ha raccomandato ordinando alle donne di non insegnare”. (Vita II,XXXI). Ma Teresa, oggi Dottore della Chiesa, insegnò e insegna, con le sue opere e con i suoi scritti, e questo nel XVI secolo, quello di Lutero e del Concilio di Trento, dell’Inquisizione, della Riforma e della Controriforma. Perché non si può avere un’adeguata ermeneutica di ciò che è umano, senza un adeguato ricorso a ciò che è femminile. Come afferma mons. Vincenzo Bertolone nel suo libro, “I Care Humanum”, “non si tratta di strappare qualche ‘mea culpa’ dagli esponenti di una certa interpretazione patriarcale e maschilista della Bibbia, quanto di compiere un atto di rinnovamento dell’ umanità… Se le donne hanno finora troppo taciuto, nel progetto di un nuovo umanesimo cristiano vogliamo valorizzare opportunamente e coraggiosamente la presenza e la partecipazione delle donne anche nei processi decisionali ….”. E’ una questione di giustizia davanti al trono di Dio, che volle creare l’umanità “maschio e femmina”.