di Maria Ilaria de Bonis
Maria è tutt’altro che una figura docile ed obbediente, così come è stata rappresentata nella storia della cristianità. A parlarci della «forte carica eversiva di Maria» è Adriana Valerio, teologa, docente di Storia del cristianesimo e delle chiese alla Federico II di Napoli, a capo del progetto internazionale e interconfessionale “La Bibbia e le donne”, i cui volumi sono editi in italiano dalla casa editrice Il Pozzo di Giacobbe.
«Della madre di Gesù nei Vangeli ricaviamo elementi davvero scarni se paragonati all’evoluzione traboccante che la sua figura ha avuto nel corso del cristianesimo», ci spiega la teologa, che è anche autrice del recente libro edito dal Mulino, Maria di Nazaret. Storia, tradizioni, dogmi. Assente nelle lettere di Paolo, poco presente nel vangelo di Marco e Matteo (dove Gesù prende le distanze dalla madre), simbolicamente pregnante nel vangelo di Giovanni, l’immagine della madre di Gesù è molto ricca in Luca, laddove, nella narrazione del vangelo dell’infanzia, «Maria – spiega Adriana Valerio – appare una personalità autonoma e decisamente coraggiosa, una donna tutt’altro che sottomessa: non interpella il padre, non si consulta con il marito, come sarebbe apparso naturale per quei tempi. Ed è sempre lei a dare il nome al figlio in base a quanto dettole dall’angelo: Gesù (Dio salva)». Il suo sì «non è accettazione passiva e subordinata, ma risposta al progetto di Dio così come era stato per Abramo (Gen 22,1), padre nella fede, e per Mosè (Es 3,4), liberatore del popolo». E nel Magnificat, Maria, una ragazzina proveniente dalla Galilea (terra notoriamente antimonarchica) dichiara, nel centro della Giudea, la detronizzazione dei potenti, celebra l’opera di Dio e ricorda le promesse fatte ad Abramo. È lei «la protagonista, il prototipo del credente che umilmente si affida all’iniziativa salvifica di Dio».
«In tal senso Maria, nel racconto lucano, trascende la sua individualità per diventare figura collettiva, per rappresentare la comunità santa d’Israele invitata a gioire per l’imminente venuta del Signore», aggiunge Valerio che, nel suo prezioso saggio – un’inchiesta teologica e storica sul «caso Maria» -, articola in tre capitoli molto agili la dialettica tra personaggio storico e dogma.
Purtroppo Maria ha subito molte manipolazione ed è stata strumentalizzata non poche volte in chiave anti moderna per condannare “i mali del mondo” (gli eretici, i turchi, la rivoluzione francese, il comunismo, la cosiddetta “modernità” ecc.). Oppure è stata presentata per le donne come modello di docile sottomissione. La storia della spiritualità ci dice tutt’altro e il libro di Adriana Valerio ci presenta numerosi esempi di Maria come motivo ispiratore di tante iniziative di impegno e di carità non solo in ambito cattolico, ma anche nei contesti delle altre chiese e religioni. Pensiamo alla devozione che i musulmani hanno per Maria che, per questo, è uno straordinario ponte di confronto e di dialogo.
Recentemente anche « le teologhe femministe si interrogano se Maria possa essere un modello emancipatorio per le donne; se possa rappresentare una nuova umanità liberata, alternativa a quella patriarcale». La teologa Elisabeth Schussler Fiorenza, ad esempio, ritiene di poter superare la mariologia tradizionale «con la messa in discussione del potere dominante esercitato dagli uomini all’interno della Chiesa, partendo dall’esperienza di liberazione delle donne». Maria è stata infatti divinizzata, ma questo non ha portato all’emancipazione della donna nella Chiesa dove sono prevalse altre interpretazioni circa il femminile. Basti pensare alla cattiva esegesi di brani estrapolati dalle lettere di Paolo usati per emarginare la donna ed escluderla da ogni ambito di potere (es. “Le donne tacciano in assemblea”: 1Cor 14,34).
Nell’attuale Chiesa di papa Francesco si aprono nuovi spiragli e possibilità per le donne: si riapre la discussione sul diaconato femminile; si riflette sulla necessità di una Chiesa povera, aliena da ogni forma di potere e di sottomissione e, dunque, aperta al servizio reciproco dove le donne possono avere un ruolo significativo; si reputa necessario far entrare le donne in tutti gli organismi di governo della Chiesa; si avverte la necessità di presentare diversamente il volto di Dio, troppo legato a linguaggi maschili e di potere, per declinarlo anche con gli aspetti della femminilità. Infatti, spesso lo dimentichiamo, l’umanità nella sua totalità, femminile e maschile insieme, è a immagine di Dio.
La strada da percorrere è, dunque, ancora lunga.
L’immagine di Maria di Nazareth, riletta con una diversa chiave interpretativa può aiutare a rappresentare le istanze delle nuove generazioni di donne e il loro bisogno di libertà e autorevolezza.