Maria, come noi
di Delfina Barbara Serpi
Oggi celebriamo l’assenza del peccato originario in una donna.
Una donna che, spesso, viene ridotta al suo essere madre, come se il suo unico merito sia stato partorire il figlio di Dio.
Una donna che, spesso, si pretende essere modello unico per tutte le altre donne, irraggiungibile e frustrante.
Una donna della quale non si sa quasi nulla, ma se ne esige la verginità.
Una donna disegnata come mite, silenziosa, obbediente.
Così, Maria viene ridotta ad insopportabile beghina, foriera di sventure da annunciare praticamente ogni sei minuti ad un veggente più o meno credibile.
E se, invece, Maria fosse altro?
Consideriamo quanto coraggio può essere servito per dire a Gabriele “ com’è possibile?”, e quanto ancora di più ne è servito per dire sì ad un progetto assurdo.
Pensiamo a quanta allegria e leggerezza ci siano in questa donna giovane, che intona il magnificat e canta la sua gioia di essere riconosciuta dallo sguardo di Dio.
Consideriamo quanta personalità ci sia voluta, per imporre al Figlio, con un sorriso, un miracolo prematuro, apparentemente poco significativo.
Pensiamo alla forza di carattere che ci vuole a star sotto una croce a guardare un Figlio che muore atrocemente, aggrappata al braccio di un altro figlio donato, tante vite per una morte.
Credo che Maria sia davvero un modello al quale noi donne dobbiamo guardare, ma non per esserne mortificate o compresse in una costante inadeguatezza. Modello di coraggio, di gioia, di carattere, di personalità, di disponibilità all’assurdo dell’esistenza, questo è Maria.
Una donna, come tutte noi.