Testimonianza 24: Lettera d’amore a un sacerdote
Diletto mio G,
il celibato non è un dogma, il fatto di sceglierlo consapevolmente è una rara scelta, ammirevole e la sento forte e convinta in te, una tua seconda pelle.
Purtroppo mi sono resa conto che forse tu non mi ami quanto ti amo io, Perché l’ Amore vero è qualcosa che stravolge la vita e da coraggio. Non è rimorso, Non è rimpianto.
Sono molto triste, non tornerò del tutto rilassata alla mia vita di tutti i giorni, ma solo con la speranza di poter fare questo “grande salto” che mi chiedi, e che fino a pochi mesi fa era il piu’ intenso desiderio della mia vita spirituale e affettiva. Cioè il condividere platonicamente e con tutta l’ anima e il cuore non solo i sentimenti, ma anche i contenuti, la fede stessa per il Vivente.
Purtroppo ( o per grazia) abbiamo poi conosciuto la passione, quella autentica, e tutto è mutato. Stanotte che sei fisicamente lontano, per tua scelta sofferta, sono felice di questo corpo nudo, di questa anima ansiosa, di questo cuore spalancato. Nulla toglie al mio essere salda cristiana e femmina vera. Con dolore e con lotta interiore, accolgo cosa ora scegli, anche se per me è una castrazione.
Ammiro la tua tenacia e la prendo ad esempio, ma ciò che provo in questo istante eterno è molto più travolgente di ogni moralismo.
Non mi serve constatare quali siano le tue mansioni tutti i giorni (anche se trovo assurdo che un presbitero solo debba celebrare 2 messe, un matrimonio e un funerale, andare dai malati, aiutare i poveri.. e tutto in un solo giorno. Anche se ti vedo stremato da impegni che ti costringono ad alzarti alle 4 per avere almeno una sola ora di adorazione eucaristica solitaria). Tutto ciò non diminuisce il mio sentimento, anzi lo rafforza, perché vorrei starti più vicino, essere apostola con te. Le rievocazioni della straordinaria simbiosi di Francesco e Chiara sono sempre attuali, ma caro G. siamo pure di carne ed io non sento più differenza tra corpo e anima… tu sei prete, ma sei anche uomo. La pensiamo diversamente in questa fase purtroppo, come se ti fossi pentito di esserti donato a me anima e corpo. Fino a poco tempo fa la pensavo come te, ora ho compreso che questa storia della castità obbligatoria regge poco.
Sono felice di intuire che sulle mie lacrime un giorno altre donne potranno essere amate completamente da presbiteri regolarmente ordinati, senza che alcuno le additi come tentatrici. Io non ti ho perso, ma tu ? Lo dirà il tempo, avrei dato la mia vita per te. Cristo mi è testimone di quanto dolore ho provato queste notti. Nonostante ciò prego con e per te, per noi.
Nuda, voglio stare nuda stanotte, vedere quanto è bello questo mio corpo, che Dio mi ha donato. Non è sporco, non è lussurioso, non è scandaloso. È puro come il mio sentimento. Grande, forte, unico… Quanta sofferenza, quanta.
Quando ti ho chiesto :”che cosa faresti se potessi frequentarmi?” tu hai risposto “verrei a vivere da te, farei la valigia e partirei subito”. Ho immaginato non certo per incontrare una amante in una alcova.
Ma poi ti ho anche domandato semmai vi fosse consentito non essere celibi, se mi avresti accolto nella tua vita. E tu mi hai fatto capire che ami il celibato (mentre mi avevi confessato che una sola mia dichiarazione di amore ben trentanni fa ti avrebbe fatto lasciare addirittura il seminario). quanto lotti anche tu? Quanto sei scisso? Mi sembra un controsenso rispetto all’amore da te dichiarato, nuovamente un anno fa. Forse lo hai detto per non determinare le mie scelte future, per non tenermi al laccio, o perché lo senti anche.
Ma non è la verità che ci rende del tutto liberi.
Sai che cosa amerei? Un posto accanto a te nella Chiesa come sposa e missionaria. Passeranno anni è sarà così per altri. Tu pensi sia una utopia folle la mia, che sia uscita dal seminato, ma non è così! Pensi che dobbiamo arrenderci alla realtà, ma io non mi arrenderò mai a questa idea. Nonostante tutto, amore mio, ti sarò sorella, ti sarò confidente, ti sarò figlia.
Non smetterò’ di starti vicino, di ascoltarti, condividere, pregare, di crescere nell’amore del costato sgorgante dell’ unico Maestro. Non ti lascio, non taglio, non escogito strategie, non ti obbligo, ti lascio andare per ritrovarti con quel sorriso che hai solo per me. Accetto per amore immenso, per un amore in perdita, come quello della Croce, che tu hai scelto tu per me… Ed io scelgo consapevolmente, senza frantumazioni interiori, per te.
Anche se mi hai imposto lo stesso regime di Abelardo ad Eloisa, dopo averla amata con tutti i sensi fisici e spirituali, “sei il mio cuore che canta e la luce del mio cammino” mi hai detto.
Su questo Credo umano riesco a innestare me stessa meglio in quella umanità che Gesù ha abbracciato. Con un abbraccio forte come quelli che mi dai in segreto, tenace come le nostre mani intrecciate.
Ti amo follemente
Antonia