« D’altronde, nel Signore, né la donna è senza l’uomo, né l’uomo senza la donna. Infatti, come la donna viene dall’uomo, così anche l’uomo esiste per mezzo della donna e ogni cosa è da Dio»
(1Cor 11, 11-12)
CHI SIAMO
Siamo donne credenti, siamo discepole di Gesù, innamorate della Chiesa, delle nostre famiglie, di chi è più fragile e più indifeso, ma innamorate anche della nostra forza, energia e intelligenza, doni di Dio. Alla Chiesa, come anche alla società e alle nostre famiglie, vogliamo portare tutto ciò che siamo e non sminuirci per compiacere qualcuno. Non sentiamo il bisogno di riconoscerci in modelli preconfezionati, ma rivendichiamo la possibilità di costruire ciascuna il proprio cammino unico e irripetibile: come persone, come donne, come sorelle, figlie, mogli e madri. Amiamo la maternità che il Creatore ci ha affidato, ma siamo consapevoli che è ben più grande e irradiante della maternità fisica, per questo cerchiamo di essere generative in ogni situazione della nostra vita, compresi i luoghi di lavoro, dell’impegno sociale e politico.
Rivendichiamo la nostra assertività come una ricchezza per le nostre comunità e non accettiamo di mostrarci deboli per lusingare la forza maschile. Amiamo gli uomini e siamo al loro fianco con amore, corresponsabilità, rispetto e stima. Allo stesso modo vogliamo offrire ai nostri Pastori una collaborazione fatta di reciprocità, valorizzazione delle differenze, rispetto e stima.
Pur consapevoli che in alcune realtà ecclesiali la situazione sia in movimento, come donne adulte sperimentiamo quotidianamente il ruolo subalterno della donna nella Chiesa, che ci fa sentire sempre più fuori luogo e inadeguate. Subiamo l’incapacità di essere viste e valorizzate nelle nostre competenze e specificità e questo ci priva troppo spesso di un reale riconoscimento. Vediamo che le donne nella comunità esistono nella misura in cui risolvono i problemi dei protagonisti uomini. Tutti uomini. Che si tratti dell’oratorio parrocchiale, di movimenti ecclesiali o di Facoltà teologiche, il modello femminile che viene proposto è sempre quello di “stampella” a sostegno delle figure maschili (presbiteri, docenti o mariti). Non ci sono spiragli per capacità femminili che vadano al di là della procreazione, dell’accudimento, o del sostegno agli uomini, a meno di pesanti rinunce alla propria femminilità.
Nel nostro cammino abbiamo visto come la fede stessa della donna e l’adesione a qualunque vocazione essa abbracci è considerata inferiore, di minore qualità di quella maschile, se non in casi eccezionali e astutamente propagandati.
Nelle comunità manca spesso un reale rispetto nei confronti delle donne, che siano single, sposate o divorziate: nel primo caso non sono risorse da sfruttare “tanto non hanno altro da fare”, nel secondo non sono “solo” mamme e mogli, nel terzo non vanno identificate per ciò che non sono, ma per ciò che sono e fanno.
Quando si tratta di prendere decisioni manca lo spazio per il contributo originale delle donne, la loro visione della Vita, la capacità di affrontare le situazioni in maniera creativa, dentro le relazioni, precludendo così la possibilità di rompere schemi di azione e relazione ormai logori e inefficaci per creare nuove opportunità di crescita delle comunità.
Quello che vogliamo dire è che in gioco non c’è affatto soltanto lo spreco di talenti, la mancanza di rispetto e il colpevolizzare tutte quelle che non si ritrovano nel quadretto della moglie/madre pia e devota (tutte cose assolutamente già gravi in sé), ma c’è soprattutto una profonda infedeltà al Vangelo, al modo scelto da Gesù per trattare le donne, alla forza di Maria, alla novità dell’annuncio di Maria Maddalena.
CHIEDIAMO:
- Rispetto nei confronti del nostro impegno, la possibilità di esprimere un servizio coerente con le nostre competenze e capacità
- Che i presbiteri ai quali le nostre comunità sono affidate conoscano e apprezzino il femminile, che abbiano un rapporto sano e sereno con le donne, che siano persone psicologicamente mature
- Che si prenda in considerazione che la ricerca vocazionale femminile ha aperto nuovi e più articolati orizzonti, in una maturazione di prospettive che necessita di attenzioni e risposte
- Che si riconosca la possibilità per le donne di avvicinarsi al cuore della vita ecclesiale e che si attribuisca il dovuto valore all’autentico desiderio di partecipare ad una ministerialità più attiva, compresa quella sacramentale. E che pertanto è legittimo e va nel senso del bene per la Chiesa intera iniziare a concepire risposte concrete in questo ambito
Non siamo dei sostituti d’azione, ma possiamo “inventare” forme nuove che arricchiscono la chiesa.
Non chiediamo posti di potere, ma di essere pienamente riconosciute come figlie di Dio e membri della comunità alla pari degli uomini.
PER QUESTO SIAMO PRONTE A METTERCI AL SERVIZIO DELLA CHIESA CON TRE CRITERI:
- Assertività: non temiamo di proporre, di chiedere riconoscimento per ciò che facciamo e portiamo alla comunità
- Libertà: il nostro agire non è finalizzato a conquistare posti di prestigio e questo ci mette in condizioni di non ricattabilità
- Alleanza femminile: là dove siamo e tra noi scegliamo di essere alleate delle sorelle che incontriamo e soprattutto di non cadere nella rivalità tra donne per ottenere l’approvazione maschile
PER QUESTO:
- Abbiamo deciso di trovarci tra donne adulte, che hanno vissuto e vivono un percorso di fede per condividere e scambiare e siamo pronte ad accogliere quante decideranno di unirsi a noi
- Vogliamo dare un messaggio chiaro sul genere di femminilità di cui riteniamo che la Chiesa abbia bisogno
- Vogliamo farci conoscere per testimoniare che nella Chiesa ci sono donne che non si sottomettono e poter così avvicinare anche altre sorelle nella fede che si sentono disorientate da quest’ondata tradizionalista
- Non rinunciamo a portare avanti istanze serie e grandi come anche forme di servizio presbiterale femminile.
Cagliari 6 febbraio 2018, memoria di San Paolo Miki e compagni
Per chi fosse interessata/o a firmarlo, può farlo inviandoci un messaggio con il suo nome, cognome, città ed esprimendo l’intenzione di firmare alla mail info@donneperlachiesa.it
L’elenco delle firme è consultabile qui
(Version française)
« Toutefois, dans le Seigneur, la femme n’est point sans l’homme, ni l’homme sans la femme. Car, de même que la femme a été tirée de l’homme, de même l’homme existe par la femme et tout vient de Dieu »
(1Cor 11, 11-12)
QUI SOMMES NOUS
Nous sommes femmes croyantes, nous sommes disciples de Jésus, amoureuses de l’Eglise, de nos familles, de qui est plus fragile et sans défense mais amoureuses aussi de notre force, de notre énergie, de notre intelligence, des dons de Dieu.
A l’Eglise, ainsi que dans la société et dans nos familles, nous souhaitons apporter tout ce que nous sommes et ne souhaitons pas nous diminuer pour complaire quelqu’un. Nous ne sentons pas le besoin de nous reconnaitre en modèles préconçus, mais nous revendiquons la possibilité de construire chacune notre chemin unique et irrépétible : comme personnes, comme femmes, sœurs, filles, épouses et mères.
Nous aimons la maternité que le Créateur nous a confiée, mais nous sommes conscientes qu’elle est bien plus grande et irradiante que la maternité physique, pour cela nous essayons d’être génératives dans chaque situation de notre vie, y compris sur les lieux de travail et les lieux de notre engagement social et politique.
Nous revendiquons notre assertivité comme une richesse pour nos communautés et nous n’acceptons pas de nous montrer faibles pour flatter la force masculine.
Nous aimons les hommes et nous sommes à leurs côtés avec amour, coresponsabilité, respect et estime. De la même manière nous voulons offrir à nos Pasteurs une collaboration faite de réciprocité, valorisation des différences, respect et estime.
Bien que nous sommes conscientes que dans certaines réalités ecclésiales la situation est en mouvement, en tant que femmes adultes nous expérimentons quotidiennement le rôle subalterne de la femme dans l’Eglise qui ne nous fait pas sentir à notre place mais inadéquates.
Nous subissons l’incapacité d’être vues et valorisées dans nos compétences et spécificités et ceci nous prive trop souvent d’une réelle reconnaissance.
Nous voyons que les femmes dans la communauté existent dans la mesure où elles résolvent les problèmes des protagonistes hommes. Tous hommes. Qu’il s’agisse de la paroisse, de mouvements ecclésiaux ou de Facultés théologiques, le modèle féminin qui est proposé est toujours celui de « béquille » pour soutenir les figures masculines (presbytres, enseignants ou maris). Il n’y a pas d’ouverture pour les capacités féminines au-delà de la procréation, des soins ou du soutien aux hommes, à moins de lourdes renoncements envers sa propre féminité.
Dans notre chemin nous avons vu comment la foi de la femme et l’adhésion à une quelconque vocation qu’elle décide de suivre est considérée inferieure, de mineure qualité par rapport à celle masculine, sauf dans des cas exceptionnels et habilement diffusés.
Dans la communauté, il manque souvent un réel respect pour les femmes, soient-elles seules, mariées ou divorcées : dans le premier cas, elles ne sont pas des ressources à exploiter « en tout cas elles n’ont rien d’autre à faire » ; dans le deuxième cas elles ne sont pas « uniquement » mamans et épouses, dans le troisième elles ne sont pas à identifier pour ce qu’elles ne sont pas, mais pour ce qu’elles sont et qu’elles font.
Quand il s’agit de prendre des décisions il manque un espace pour la contribution originale des femmes, leur vision de la Vie, la capacité d’affronter les situations de manière créative, dans les relations, en entravant ainsi la possibilité de rompre avec des schémas d’action et relation désormais usés et inefficaces pour créer des nouvelles opportunités de croissance de la communauté.
Ce que nous voulons dire est que ce qui est en jeu ce n’est pas seulement le gaspillage de talents, le manque de respect et le fait de culpabiliser toutes celles qui ne se retrouvent pas dans le cadre de épouse/mère pieuse et dévouée (choses qui sont déjà graves en soi) mais il y a surtout une profonde infidélité envers l’Evangile, envers la manière choisie par Jésus de traiter les femmes, vis-à-vis de la force de Marie, de la nouveauté de l’annonce de Marie Madeleine.
NOUS DEMANDONS :
- Respect pour notre engagement, la possibilité d’exprimer un service cohérent avec nos compétences et capacités
- Que nos presbytres, auxquels nos communautés sont confiées, connaissent et apprécient le féminin, qu’ils aient un rapport sain et serein avec les femmes, qu’ils soient des personnes psychologiquement mûres.
- Qu’on prenne en considération que la recherche de la vocation féminine a ouvert des horizons nouveaux et plus articulés, dans une maturité de perspectives qui nécessite d’attention et réponses.
- Qu’on reconnaisse la possibilité pour les femmes de s’approcher au cœur de la vie ecclésiastique et qu’on attribue sa juste valeur à l’authentique désir de participer à la vie ministérielle de façon plus active, y compris l’aspect des sacrements. Et qu’il est donc légitime et va dans le sens du bien de l’Eglise toute entière, de commencer à concevoir des réponses concrètes dans ce domaine.
Nous ne sommes pas des substituts d’action, mais nous pouvons « inventer » des nouvelles formes qui enrichissent l’Eglise.
Nous ne demandons pas des postes de pouvoir, mais d’être pleinement reconnues comme filles de Dieu et membres de la communauté à égalité des hommes.
POUR CELA NOUS SOMMES PRETES A NOUS METTRE AU SERVICE DE L’EGLISE AVEC TROIS CRITERES :
- Assertivité : nous ne craignons pas de proposer, de demander de la reconnaissance pour ce que nous faisons et apportons à la communauté.
- Liberté : notre agir n’est pas finalisé à conquérir des postes de prestige et ceci nous permet d’éviter les chantages.
- Alliance féminine : là où nous sommes et entre nous, nous choisissons d’être alliées des sœurs que nous rencontrons et surtout de ne pas tomber dans la rivalité entre femmes pour obtenir l’approbation masculine.
POUR CECI :
- Nous avons décidé de nous retrouver parmi femmes adultes, qui ont vécu et vivent un parcours de foi pour partager et échanger et nous sommes prêtes à accueillir toutes celles qui déciderons de s’unir à nous
- Nous voulons donner un message clair sur le genre de féminité dont nous pensons l’Eglise a besoin
- Nous voulons nous faire connaitre pour témoigner que dans l’Eglise il y a des femmes qui ne se soumettent pas et pouvoir ainsi approcher d’autres sœurs qui se sentent désorientées par cette vague traditionnaliste
- Nous ne renonçons pas à porter en avant des instances sérieuses et grandes ainsi que des formes de service presbytéral féminin.
(English version)
« Nevertheless, in the Lord woman is not independent of man or man independent of woman. For just as woman came from man, so man comes through woman; but all things come from God »
(1Cor 11, 11-12)
WHO WE ARE
We are believers, we are disciples of Jesus, in love with the Church, our families, with those who are fragile and defenseless, but also in love with our strength, energy and intelligence, gifts of God. To the Church, as well as to society and our families, we want to bring everything we are and do without diminishing ourselves in order to please someone.
We do not feel the need to recognize ourselves in pre-packaged models – rather, we are reclaiming the active construction of our own unique and unrepeatable journey: as people, as women, as sisters, daughters, wives and mothers. We love the motherhood that the Creator has entrusted to us, but we are aware that it is far greater and more radiant than physical motherhood; therefore, we try to be generative in every situation of our lives, including our workplace and our social and political commitment.
We live our assertiveness as a gift to our communities and we do not pretend to be weak in order to flatter male strength. We love men and we are at their side with love, co-responsibility, respect and esteem. In the same way we want to offer our pastors a collaboration made of reciprocity, appreciation of differences, respect and esteem.
While we are aware that in some ecclesial realities the situation is in motion, as adult women we experience daily the subordinate role of women in the Church, which makes us feel more and more out of place and inadequate. We suffer from the inability to be seen and valued for our skills and specificity and this often deprives us of real recognition.
We see that women in the community exist to the extent that they solve the problems of male protagonists. Whether in the parish, ecclesial movements or theological faculties, the female model that is proposed is always that of a “crutch” in support of male figures (priests, teachers or husbands). There are no openings for feminine abilities that go beyond procreation, caring, or support for men, except those that involve renouncing one’s femininity. In our journey we have seen how the very faith of a woman and her adherence to any vocation she embraces is considered inferior, of lower quality than that of a man, except in exceptional and astutely promoted cases.
In communities, there is often a lack of real respect for women, whether they are single, married or divorced. However, in the first case they are not resources to be exploited since “they have nothing else to do”, in the second they are not “only” mothers and wives, and in the third they should not be identified with what they are not, but with what they are and do.
When it comes to decision making, there is no space for the original contribution of women, their vision of life, their ability to deal with situations in a creative way, within relationships. Therefore, outdated ways of taking action and being in relationships which are ineffective in creating new opportunities for community growth are not adequately addressed.
What is at stake here is not only a waste of talent, a lack of respect, and blame placed on all those who do not tick the box of pious and devoted wife/mother (all these are already serious in themselves), but that there is above all a profound infidelity to the Gospel, to the way in which Jesus chose to treat women, to the power of Mary, to the newness of Mary Magdalene’s proclamation.
WE ARE ASKING:
- For respect towards our commitment, and for the possibility to be of service consistent with our skills and abilities
- That the priests to whom our communities are entrusted know and appreciate the feminine, that they have a healthy and peaceful relationship with women, that they be psychologically mature persons.
- To take into consideration that women’s vocational discernment has opened new and more articulate horizons, within the context of maturing perspectives that need attention and responses.
- To open the possibility for women to approach the heart of ecclesial life, and to attribute adequate value to their authentic desire to participate in a more active ministry, including the sacramental ministry. And to acknowledge that it is legitimate and in the interest of the whole Church to come up with concrete answers in this area.
We are not here to replace action, but we can “invent” new forms that enrich the church.
We do not ask for places of power, but to be fully recognized as daughters of God and members of the community on a par with men.
WE ARE READY TO BE AT THE SERVICE OF THE CHURCH WITH:
- Assertiveness: we are not afraid to propose, and to ask for recognition for, what we do and what we bring to the community
- Freedom: our actions are not aimed at conquering positions of power or prestige; therefore, we cannot be bought or blackmailed
- Female alliance: wherever we find ourselves, we choose to be allies of the sisters we meet, and above all we choose not to fall into the trap of rivalry between women to get male approval
THEREFORE
- We have decided to gather as adult women who have lived and live a path of faith, to share and exchange, and we are ready to welcome all those who decide to join us
- We aim to give a clear message about the kind of femininity we think the Church needs
- We want to make ourselves known so as to testify that in the Church, there are women who do not subordinate themselves, and thus be able to approach other sisters in the faith who feel disoriented by the recent wave of traditionalism
- We will not give up on serious and wide-ranging requests, for example regarding forms of women’s priestly service.
(Versão em português)
« Por outro lado, no Senhor, nenhuma mulher está sem homem, nem homem sem mulher. De fato, como a mulher vem do homem, assim também o homem existe através da mulher e tudo é de Deus »
(1Cor 11, 11-12)
QUEM SOMOS
Somos mulheres crentes, somos discípulas de Jesus, apaixonadas pela Igreja, pelas nossas famílias, por aqueles que são mais frágeis e indefesos, mas também apaixonadas por nossa força, energia e inteligência, dons de Deus, para a Igreja, para a sociedade e para nossas famílias. Queremos trazer tudo o que somos e não nos depreciar para agradar a alguém. Não sentimos a necessidade de nos reconhecermos em modelos pré-embalados, mas reivindicamos a possibilidade de construir a jornada única e irrepetível de cada uma de nos: como pessoas, como mulheres, como irmãs, filhas, esposas e mães. Nós amamos a maternidade que o Criador nos confiou , mas estamos conscientes de que a irradiação dela é vai au bem além do simples âmbito da maternidade física : por isso tentamos ser « generativas » em todas as situações de nossas vidas, incluindo no trabalho, nos compromissos sociais e políticos.
Reivindicamos nossa assertividade como um tesouro para nossas comunidades e não aceitamos nos mostrar fracas para bajular a força masculina. Amamos os homens e estamos ao lado deles com amor, corresponsabilidade, respeito e estima. Da mesma forma, queremos oferecer aos nossos Pastores uma colaboração feita de reciprocidade, valorização das diferenças, respeito e estima.
Embora conscientes de que em algumas realidades eclesiais a situação está em movimento, como mulheres adultas, experimentamos diariamente o papel subordinado das mulheres na Igreja, o que nos faz sentir cada vez mais deslocadas e inadequadas. Sofremos a incapacidade de sermos vistas e valorizadas em nossas habilidades e especificidades, e este mesmo fato muitas vezes nos priva do reconhecimento real. Vemos que as mulheres da comunidade existem na medida em que resolvem os problemas dos protagonistas masculinos. Em todo lugar e situação, so’ vemos homens. Quer seja o oratório da paróquia, os movimentos eclesiais ou as faculdades teológicas, o modelo feminino que se propõe é sempre o de uma “muleta” de apoio a figuras masculinas (presbíteros, professores ou maridos). Não há vislumbres de habilidades femininas que vão além da procriação, do cuidado ou do apoio aos homens, a menos de aceitar pesados sacrificios no âmbito de nossa feminilidade.
Em nossa jornada, vimos como a própria fé da mulher e a adesão a qualquer vocação que ela abraça é considerada inferior, de qualidade inferior à masculina, exceto em casos excepcionais e astutamente propagandeados.
Nas comunidades há frequentemente falta de respeito real pelas mulheres, sejam solteiras, casadas ou divorciadas: mais no primeiro caso elas não são recursos para serem explorados (” ela não têm nada para fazer”), no segundo não são “apenas” mães e esposas, no terceiro elas não devem ser identificadas pelo que não são, mas pelo que são e fazem.
Quando se trata de tomada de decisão, não há espaço para a contribuição original das mulheres e sua visão da vida, sua capacidade de lidar com situações de forma criativa dentro dos relacionamentos : isso não deixa a possibilidade de romper esquemas de ação e relacionamentos já desgastados e desatualizados, ineficazes para criar novas oportunidades para o crescimento da comunidade.
O que queremos dizer é que em jogo, não há apenas o desperdício de talentos, a falta de respeito e a culpabilização de todas as mulheres que não fazem parte das catégorias da « devota esposa / mãe » , sendo que todas estas coisas já são bem graves em si mesmas. Mas há acima de tudo uma profunda infidelidade ao Evangelho, ao caminho escolhido por Jesus para tratar as mulheres, à força de Maria, à novidade trazida pelo anúncio de Maria Madalena.
PERGUNTAMOS:
- Respeito para nosso empenho pessoal, a possibilidade de expressar um serviço coerente com nossas habilidades e capacidades.
- Que os presbíteros a quem nossas comunidades são confiadas conheçam e apreciem o feminino, que tenham um relacionamento sadio e pacífico com as mulheres, que sejam pessoas psicologicamente maduras.
- Que seja levado em consideração o fato que a busca vocacional das mulheres abriu horizontes novos e mais articulados, num amadurecimento de perspectivas que precisam de atenção e respostas.
- Que seja dada a possibilidade às mulheres de se aproximar do coração da vida eclesial e atribuir o devido valor ao autêntico desejo de participar de um ministério mais ativo, incluindo o ministério sacramental. O que, portanto, é legítimo e vai no sentido do bem para toda a Igreja, chamada a começar a conceber respostas concretas nesta área.
Não somos substitutos da ação, mas podemos “inventar” novas formas que enriquecem a igreja.
Não pedimos lugares de poder, mas queremos ser plenamente reconhecidas como filhas de Deus e membros da comunidade em pé de igualdade com os homens.
POR ISSO, ESTAMOS PRONTAS PARA O SERVIÇO DENTRO DA IGREJA COM TRÊS CRITÉRIOS:
- Assertividade: não tememos propor, pedir reconhecimento por aquilo que fazemos e trazemos para a comunidade
- Liberdade: nossa ação não visa conquistar posições de prestígio e isso permite que não estejamos na posição de poder ser chantageadas
- Aliança Feminina: onde estamos e entre nós escolhemos ser aliados das irmãs que encontramos, e acima de tudo não cair na rivalidade entre as mulheres para obter a aprovação masculina
PARA ISTO:
- Decidimos nos encontrar entre mulheres adultas, que viveram e vivem um caminho de fé para compartilhar as nossas experiencias e esperanças, e estamos prontas para acolher as mulheres que decidirão se juntar a nós
- Queremos dar uma mensagem clara sobre qual é o tipo de feminilidade que acreditamos seja necessària à Igreja
- Queremos tornar-nos conhecidas para testemunhar que na Igreja há mulheres que não se submetem, e assim alcançar outras irmãs na fé que se sentem desorientadas por a atual onda de tradicionalismo que sacode a Igreja.
- Não desistimos de chamar a atenção sobre questões sérias e importantes, como a reflexão sobre as possivéis formas de serviço presbiteriano feminino.