Ferragosto a Bruxelles

Cronaca di un’inconsueta esperienza liturgica | di Daniela Redolfi (Donne per la Chiesa) |

foto di Thomas Vitali su Unsplash

Sono in vacanza con mia figlia Emilia in Belgio. Il giorno di Ferragosto stiamo passeggiando per le vie del centro e per caso  entriamo in una chiesa. E’ una chiesa del seicento a pianta centrale. Niente di ché ma mi attira il fatto che abbiano tolto l’altare dall’abside e l’abbiano messo in mezzo con tutte le sedie intorno.

Mi scappa l’occhio e vedo due altalene ai lati dell’entrata attaccate al soffitto (di quelle che si vedono  nei parchi  con il sedile tondo grande). In un angolo ci sono dei tavolini bassi con fogli e pennelli per  disegnare.

Alzo lo sguardo e in alto c’è una scritta in ebraico con l’inizio dello Shemà e una in arabo (immagino sia l’analogo nella versione coranica). Due delle sedie intorno all’altare sono decorate da una rosa; un mazzo, invece,  è posto su un’altra, vicino ad una fotografia.

Arriva gente, si salutano, si baciano. Alcune persone sono eleganti. Pensiamo si tratti di un matrimonio. Uno di loro si mette i paramenti e una coppia si siede sulle sedie con le rose. Sono due uomini. Arrivano i genitori del più vecchio con il loro cane, un lassie un po’ agitato, e si siedono a fianco. Tutti prendono posto. Incrocio lo sguardo di mia figlia e decidiamo di fermarci.  
Ci chiedono di dove siamo, ci salutano, ci accolgono. E’ una bella messa: nonostante sia rigorosamente in fiammingo sentiamo che quella piccola comunità ci appartiene.  Alla benedizione degli sposi invochiamo lo spirito su di loro alzando la mano nel gesto normalmente riservato al sacerdote. Il cane fa la cacca sul tappeto, tutti sono sinceramente divertiti nonostante l’imbarazzo dei suoi padroni che rimuovono velocemente il puzzolente malloppo. Alla preghiera per i defunti ci si rivolge con affetto alla persona vicina alla fotografia, mentre i bambini dondolano sulle altalene. Una ragazza fa un’accorata preghiera per l’Afghanistan. Facciamo la comunione nel pane e nel vino.

Ci invitano ad un piccolo rinfresco ma siamo in ritardo, dobbiamo prendere l’aereo. Ce ne andiamo felici.

Sulla strada per l’aeroporto ripenso a quei momenti chiedendomi se sarebbe poi così difficile fare delle nostre chiese luoghi accoglienti come questi.  

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