Il Primo Maggio delle donne
Buona festa del Primo Maggio a tutt*!
Prendiamo spunto dalla giornata di oggi per fermarci un attimo a riflettere su quanto sia importante e centrale il lavoro, in particolare il lavoro delle donne nella vita di tutt* e nella vita della Chiesa!
Quanto lavoro fa una donna senza riconoscimento e senza adeguata retribuzione? Se è una donna consacrata il rischio è ancora più alto. Quanto si devono adeguare le donne nel mondo del lavoro a parametri decisi dagli uomini, costrette molto spesso a trascurare o il lavoro o gli affetti?
Certo è necessaria una risposta forte delle istituzioni che agevoli l’entrata e la permanenza delle donne nel mondo del lavoro, soprattutto quando le donne diventano madri, ma pensiamo altresì che sia necessario un cambiamento di mentalità. Occorre ripensare il lavoro alla luce delle esigenze e della dignità delle persone. Occorre valorizzare il lavoro di cura e domestico non retribuiti e promuoverne la redistribuzione all’interno delle famiglie e anche, desideriamo dire, ripensare al lavoro stesso come cura, di persone, altri esseri viventi, dell’ambiente, in qualunque ambito il lavoro sia svolto. Una delle strade che noi riteniamo importante è quella del superamento di modelli stereotipati del maschile e del femminile, nella società e nella Chiesa, così che ogni persona abbia possibilità e sia valorizzata nel realizzare se stessa, la sua “vocazione”.
Sì, perché, parlando di lavoro, realizzare se stesse/i in questo ambito di vita, favorisce l’indipendenza, il riconoscimento sociale, il senso di autoefficacia, elementi essenziali per l’emancipazione delle persone, delle donne, elementi essenziali anche per relazioni equilibrate. Allora, il lavoro, un “buon” lavoro può favorire anche l’uscita da situazioni di dipendenza, di subordinazione, tra le quali la situazione delle donne costrette in storie violente.
Nel giorno della Festa delle Lavoratrici e dei Lavoratori non dimentichiamole.