10 ottobre 2022, online
La nostra associazione è nata dal bisogno di riflettere insieme sulla nostra esperienza di Chiesa. Abbiamo guardato alle tante forme di riduzione delle donne nella comunità cattolica: i modelli precostituiti ai quali dover aderire in famiglia, il ruolo gregario nelle parrocchie, l’esclusione dai processi decisionali ecclesiali e da questo lavoro di riflessione, nel solco de “il personale è politico” della tradizione femminista, è scaturito il Manifesto che è la principale ragione che ci raduna.
🟣I nostri obiettivi sono:
1) offrire uno spazio nel quale le donne credenti possano ritrovarsi, sostenersi, pregare insieme e approfondire questioni bibliche e teologiche a partire dalla loro vita concreta.
2) portare nelle nostre diverse esperienze ecclesiali una presenza assertiva e autorevole, ponendoci sempre in un rapporto alla pari con i preti e rifiutando atteggiamenti “patronizzanti” o svilenti.
3) promuovere azioni ed eventi finalizzati a migliorare la condizione delle donne nella Chiesa Cattolica: dalla richiesta del voto al Sinodo, alla sensibilizzazione riguardo agli abusi del clero sulle religiose, solo per fare alcuni esempi.
🟣 Noi siamo “normali” battezzate che vivono la Chiesa nelle sue molteplici forme: nelle parrocchie, nei movimenti, nelle associazioni e tante di noi ora si trovano sulla soglia. Rappresentiamo quella parte del popolo di Dio che è stata data per scontata per tanto tempo, ma che non vuole più tacere. La consapevolezza di essere pienamente figlie, insieme ai racconti del Vangelo sul seguito femminile di Gesù e i suoi tanti incontri importanti con le donne, sono il nostro punto di riferimento.
🟣 Siamo donne che riflettono e discutono: non chiediamo il permesso a nessuno per esistere e per incontrarci, eppure restiamo aperte al dialogo con l’istituzione, davanti ai documenti ecclesiali cerchiamo in informarci e non temiamo di prendere parola e posizione.
🟣Siamo battezzate adulte e responsabili: ci sentiamo chiamate a fare la nostra parte perchè la Chiesa diventi sempre simile a quella che Gesù ci ha fatto pregustare, questo significa non temere di guardare dentro le piaghe più dolorose, come quella degli abusi.
🟣Siamo critiche senza essere ciniche. Il nostro modo di guardare alla Chiesa cerca di tenere insieme la consapevolezza della radice di peccato patriarcale che la caratterizza, ma anche che la chiesa non è la gerarchia e che la nostra voce è importante.
🟣Ci sosteniamo reciprocamente nell’arduo dovere della speranza, anche quando la Chiesa è poco amabile e ci respinge. Margherita Porete opponeva la Chiesa Grande, delle anime, a quella piccola, l’istituzione e noi non vogliamo compiere l’errore di confonderle.
🟣Siamo sorelle siamo sempre pronte e desiderose di camminare con altre sorelle e fratelli e per questo, laddove possibile, favoriamo il lavoro in rete con altre realtà associative e nel futuro, speriamo, anche con realtà non cattoliche.
🟣Sentiamo una particolare vicinanza verso le giovani femministe, che sosteniamo e da cui impariamo.
🟣 Se chiamate a prendere posizione su qualche questione, non necessariamente dobbiamo procedere compatte e con una sola voce, ma cerchiamo di utilizzare il principio di stare dalla parte dell’ultimo, che significa la persona, il gruppo, la comunità che in quel momento e in quella situazione, è concretamente il più svantaggiato, emarginato, sofferente. Questo principio ci aiuta nel discernimento perché, in quanto donne, sappiamo cosa significa essere svantaggiate, emarginate, sofferenti.
🟣 Siamo femministe, rifiutando la descrizione macchiettistica e sminuente che ha fatto la Chiesa per tanto tempo del femminismo e possiamo ispirarci alla prima vera cattolica femminista italiana, Elisa Salerno, che chiedeva fedeltà al messaggio evangelico e accusò la teologia scolastica di eresia antifemminista perché presentava una visione negativa della donna.
🟣 Non ci stanchiamo di cercare strumenti e linguaggi nuovi che ci permettano di arrivare a sempre più persone, sentiamo una spinta “missionaria” perché il nostro non è un gruppo finalizzato solo a stare bene tra di noi, ma a cambiare le cose per tutte e tutti.
🟣 Una domanda spesso attraversa il nostro lavoro, ce la pongono gli altri e ce la poniamo anche noi: ha senso continuare a impegnarsi quando non si vedono all’orizzonte cambiamenti per la Chiesa? Sì, ha senso anzitutto per noi, perché è importante sostenerci reciprocamente e fare comunità attorno alla nostra vita, soprattutto quando le nostre comunità faticano a vederla e a darle valore. Ma ci sono soprattutto macro ragioni, la prima è la giustizia. È un’istanza di giustizia che la Chiesa riconosca alle donne pari dignità e pari diritti. La seconda è che la Chiesa è forse la più grande agenzia culturale del mondo, la sua influenza è incalcolabile e se cambiasse le ricadute sarebbero immense, soprattutto pensiamo ai contesti nei quali la voce delle donne è più tacitata.