(11) 30 novembre – Etty Hillesum
Etty Hillesum morì il 30 novembre del 1943 ad Auschwitz. Trascorse i suoi ultimi due anni di vita nella sua città, Amsterdam, occupata dai nazisti e poi nel campo di transito di Westerbork dove andò spontaneamente prima per alcuni periodi o poi definitivamente, prima di essere deportata nel campo di sterminio.
Di questi anni ci lascia una cronaca nelle lettere e nel diario che iniziò a scrivere nel 1941 su suggerimento del suo terapista Julius Spier. Spier le raccomanda la lettura dei testi sacri del buddismo, dell’ebraismo, del cristianesimo che l’aiutano ad elaborare un pensiero religioso personale, sincero e soprattutto libero.
“Trovo bella la vita, e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me come sopra di me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è difficile, ma non è grave.”
Le sue riflessioni sono intense, originali e drammaticamente radicate nella vita e nelle sue scelte. Come quando decide di andare a Westerbork, “per portare soccorso e amore agli internati, e per «aiutare Dio» a non morire in loro”. Si sente nelle sue parole la responsabilità nei confronti degli altri esseri umani e ma anche nei confronti di Dio che rimane “vivo” grazie alla relazione con gli uomini. Dirà “L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi e anche l’unica cosa che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. Forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini”.
Radicalità e grandezza del pensiero di una giovane donna che morì a soli 29 anni.
Il suo diario si conclude con “Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite”. Vorremmo rassicurarla. E’ davvero un balsamo: leggere i suoi scritti emoziona, commuove, fa riflettere, a volte perfino sorridere, apre il cuore alla vita e agli altri e così sorprendentemente avvicina a Dio.
(di Daniela Redolfi )